lunedì 25 luglio 2011

...Stalingrado in ogni città

Quello che è stato detto dal costruttore col fiocco intorno al collo e dall’imprenditore delle autolinee “Caronte” (complimenti per il nome) sul conto di Penati è di competenza di ben altri giudici.
Io mi posso limitare ad un sommario giudizio politico sull’ennesimo centro di potere che occupando una cosiddetta “roccaforte”, nella fattispecie il comune di Sesto S. Giovanni, ritiene di avere una sorta di mandato di onnipotenza.
Si, perché se pur è vero che i personaggi coinvolti sono per ora soltanto indagati, quindi presunti innocenti, e che almeno hanno avuto il buon gusto di dimettersi o autosospendersi, mentre in altri lidi c’è chi, condannato in 2° grado per associazione mafiosa, siede pacificamente in parlamento, è altrettanto vero che esiste una notizia di reato.
Ed è questa la cosa grave.
Che Penati, Oldrini o chi per essi siano o meno coinvolti in affari di corruzione, le cose che rendono possibili queste malversazioni sono i regolamenti che le Pubbliche Amministrazioni applicano al sistema di assegnazione degli appalti, ovviamente oltremodo fumosi, per usare un eufemismo.
Questo, unito ad un clima da “non disturbate il manovratore” oramai in voga da circa 25 anni, determina una certa facilità, da parte del politico di turno, a “saltare il fosso” e a considerare l’amministrazione della cosa pubblica un affare “privato”, nella quale quello che conta è, nel migliore dei casi, ciò che si considera il bene comune, ma senza la benché minima partecipazione popolare, anzi, tenendo il più possibile all’oscuro di tutto la cittadinanza.
La trasparenza delle procedure e la pubblicazione di esse è l’unica medicina preventiva contro questo modo di fare affari che politici ed imprenditori, quando non anche delinquenti hanno reso la norma ormai da tempo immemore.
Ed è quello che dovremmo pretendere a gran voce da coloro che abbiamo contribuito a eleggere.

2 commenti:

  1. Bisognerebbe che ci fossero davvero i mezzi per pretenderlo: evidentemente non ci sono, o ci sono solo formalmente, visto come vanno le cose. Perché non possiamo nasconderci dietro un dito: le regole ci sono, se restano lettera morta qualunque sia il colore politico delle amministrazioni, vuol dire che la questione è strutturale. Forse, prima ancora che strutturale, è naturale, ovvero fisiologica: l'uomo è così da sempre, il potere lo corrompe sempre e comunque. Le eccezioni non fanno che confermare la regola, ma rubano tutti, dai responsabili degli acquisti delle grandi aziende, ai politici di ogni grado, ai grandi manager, agli amministratori di condominio. Chiunque abbia una posizione di potere (e, di conseguenza, di accesso a risorse economiche collettive), ne abuserà. Ma se anche fosse, non è che considerazioni del genere portino troppo lontano. Ci vorrebbe un cambio di pradigma totale, un ribaltamento dell'esistente, una rivoluzione strutturale e non degli aggiustamenti superficiali. Quale, non saprei. Per ora mi limiterei, più modestamente, a capire se come affrontare la questione morale a sinistra. Credo ce ne sia un urgente bisogno.

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  2. Indubbiamente la questione è sia fisiologica che strutturale. O meglio: la questione sta diventando sempre più strutturale perchè la classe politica si è fatta in quattro negli ultimi vent'anni per destrutturare le regole ad uso e consumo di un modo di fare affari che, diventando sempre meno controllabile, è sempre più spregiudicato. La depenalizzazione del falso in bilancio è un esempio. Va detto che pure la sinistra, che ha governato dal 2006 al 2008, se n'è guardata bene dal ritornare ad un sistema in cui il falso in bilancio era reato penale. Proprio la trasparenza più totale e la pubblicazione di bilanci e procedure di gare d'appalto sono ciò che auspicava anche Valerio Onida (ma l'ho scritto prima io!!!) in un'intervista in radio.

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